secondo libro della trilogia, seguito di Mr. Mercedes, questo Chi perde paga appare quasi come un romanzo non-alla-King perché non c'è horror, non c'è ansia (o almeno non più di tanto e comunque innocua) non c'è paura, pur restando la necessità di dover leggere per sapere, per vedere che cosa succede.
è un bel libro, stile King ma che definirei più morbido, leggero, probabilmente di passaggio tra il primo e Fine turno (che ho già iniziato).
torna William Hodges, il detective in pensione che non riesce a star lontano da indagini e che ora, insieme a Holly ha fondato una società di investigazioni private.
i due si sono in qualche modo salvati a vicenda: Holly con Hodges è uscita dalla depressione e sta a galla con lui, per lui; Hodges si è rimesso in carreggiata anche per lei, oltre che per la sua stessa salute (visto l'incontro ravvicinato che ha avuto con un infarto in Mr. Mercedes).
Jerome, il giovane amico di Hodges, è all'università ma le vicende che dovranno affrontare li porteranno a riunirsi perché squadra che vince non si cambia.
e loro vincono e questa volta hanno a che fare con la morte di uno scrittore ucciso per i suoi ultimi scritti, inediti, nel 1978, per mano di tre uomini.
questi scritti (e non solo) verranno in mano a un adolescente per una serie di coincidenze e finiranno per influenzare la sua vita e quella della sua famiglia...e qui arriva Hodges.
ma King non si è dimenticato di quello che era successo nel libro precedente...e non si dimentica, vecchio volpone, che il suo bisogno primario come scrittore è farci venire l'ansia, così se per tutto il libro si beve tranquillamente un succo di frutta, una birra o un aperitivo alcolico sotto l'ombrellone, col venticello fresco sulla pelle, alla fine ci si ferma, si manda giù l'ultimo sorso e si posa lentamente il bicchiere sul tavolino perché no, no, non può essere veramente. davvero parla?
Love,
MC
i libri che leggo, i pensieri che mi scorrono nelle sinapsi, la mia vita vissuta e qualche vaneggiamento sulla realtà...
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