20 aprile 2020

QUALCHE GIORNO FA...

qualche giorno fa parlavo via chat con un amico e dei due, il depresso era lui. io cercavo di fare del mio meglio per gettare acqua sul suo fuoco già ben avviato verso l'incendio, ma avvertivo la chiara sensazione, più si andava avanti a parlare, che non ci sarebbe stato niente da fare: depresso era, depresso sarebbe rimasto, al punto che mi ha fatto passare la voglia di cercare di vedere la luce in fondo al tunnel, una via d'uscita, uno spiraglio di speranza per questo mondo - nel senso di pianeta Terra e casa propria, ognuno tra le sue quattro mura - inchiodato in casa da un bastardo nemico invisibile che un giorno qualcuno ha chiamato Covid19 - secondo me con lo stesso criterio che si usa per dare i nomi agli uragani in America del Nord, in ordine alfabetico ma con nomi casuali. chissà fino a quando saremo in questo stato. qualcuno parla di primavera 2021. mon Dieu.

oggi sono io quella che non ce la fa più, o meglio quella che, dopo giorni e giorni di non ce la faccio più pensa che se continuerà così ancora per tanto tempo (ma quanto è tanto tempo? un mese? tre mesi? un anno? troppo soggettivo a dirsi) vorrebbe avere una casa vuota dove stare da sola con un letto, un frigo moderatamente pieno, un ebook pieno di libri da leggere e un computer. 
io, queste quattro cose e basta. niente marito, niente figlio, niente di niente. nemmeno il cellulare, andatevene via tutti, lasciatemi in pace, voglio solo silenzio attorno e se mi serve rumore lo cerco io, attivo la connessione io. un cordiale fanculo, come canta il mio amatissimo Francesco Gabbani. 
non so quanto questo stato d'animo sia comune, se sia più delle donne e delle mamme o di tutti, senza distinzioni di sesso ed età, so per certo che più passa il tempo, più ho bisogno di tempo. 
non posso quasi nemmeno contare sull'ora d'aria settimanale quando vado a fare la spesa, perché con gli ingressi contingentati e la lista delle cose da comprare in mano, il tempo tra gli scaffali del supermercato è breve, si fa presto.
mi sono accorta che dire come mi sento, suscita nell'altro un sorriso ironico, a volte stupito, come se stessi confessando chissà quale peccato eppure penso che chi mi guarda e ride, sotto sotto pensi lo stesso ma non voglia ammetterlo, come per voler mettere in mostra al mondo una specie di sanità mentale ancora relativamente intatta, senza scalfiture o graffi, che in realtà però non c'è. 
peccato, perché questo invece mi sembra il momento più giusto per togliersi la maschera e farsi vedere per quello che effettivamente si è tanto poi, mi sa, tutto verrà fuori, tutto verrà a galla. 
prima o poi succederà e allora, forse, io, magari, sarò un po' più preparata di altri.

nonostante tutto,
Love,
MC

09 aprile 2020

GIORNO-NON-QUALE-DI-QUARANTENA...


dovrei andare a vedere sull'agenda del lavoro per capirci qualcosa, perché ho da tempo perso il senso del tempo, in questo casino cosmico in cui sono finita, in cui siamo finiti tutti. sono stanca, stufa, esausta di tutto. ho capito che lavorare da casa non fa per me per tempi così lunghi (e si che sono appena tre settimane), la sanità mentale è tenuta in piedi anche solo dal tempo che impiego per andare e tornare dal lavoro. quello che fino a poco tempo fa mi sembrava tempo perso in viaggio, che riempivo leggendo, adesso mi sembra oro, ne ho capito l'importanza. uscire dall'ufficio, respirare, guidare o andare a prendere metropolitana e treno, mi riporta in equilibrio con il mondo, ristabilizza il mio assetto interiore, mi fa tornare a casa non dico riposata ma col cervello ossigenato. è una parte fondamentale della mia giornata, e me ne sono resa conto adesso che questa parte non ce l'ho. così come mi sono resa conto che non posso lasciare che la mia persona, la mia identità, si annullino completamente per gli altri; non è giusto, non va bene, non sto bene se succede e devo imparare a far sì che non succeda, e se succede devo riparare velocemente, perché anche qui c'è in ballo la mia sanità mentale.
tante cose mi sta insegnando questa quarantena, e quella dello spazio vitale mi appare come la più importante, come la più necessaria, inderogabile. non può essere sostituita, mercanteggiata, nemmeno con il bene degli altri. se non sto bene io, non stanno bene nemmeno gli altri, quelli che mi stanno vicini soprattutto.
chissà cosa succederà quando tutto questo sarà finito. quasi non riesco a immaginarlo, come se la fantasia non riuscisse a vedere oltre la realtà che sta vivendo adesso, quasi che questa quarantena avesse resettato la fantasia, l'immaginazione. 
non è proprio un pensiero positivo, mentre lo scrivo mi rendo conto che appare parecchio pessimista, negativo e triste, eppure questo mi sembra di sentire dentro, nella testa e nell'animo.
speriamo bene.

Love,
MC


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