26 ottobre 2006

Pessimisti o realisti?

Oggi in ufficio mi è capitato di sintonizzarmi sulla frequenza di voce di una collega.
L'ho ascoltata da lontano, senza starle davanti, quindi non dovendo nascondere il fatto di ascoltarla e ho notato nelle sue parole un senso di insoddisfazione generale e marcato, per alcuni avvenimenti capitati nei giorni scorsi in ufficio.

La persona in questione è notoriamente polemica e critica su molte cose...diciamo su tutto perchè in ogni cosa, per lei, c'è sempre un dettaglio che non va, un particolare più o meno importante, grande, rilevante, che non è come deve essere e che, quindi, rende il tutto negativo.
Non sembra esserci, da quanto dice e come lo dice, per le cose in genere, una "soppesata" di tutti gli elementi in questione, un'analisi generale e una conseguente critica (positiva e/o negativa), per cui tutto il buono che può esserci in una cosa, o in una persona, viene immancabilmente e molto facilmente appannato dal seppur minimo dettaglio negativo...
Confesso che arrivare in ufficio la mattina, qualsiasi mattina della settimana in un qualsiasi momento dell’anno, sentendo qualcuno che si lamenta a raffica e critica e distrugge e polemizza, alla lunga...rompe chi ascolta e fa anche passare la pazienza e la voglia di stare ad ascoltare, speranzosi, di sentire una volta, almeno una, parole di speranza per qualcosa...

Questo è solo un esempio, ma vedo che in maniera diversa e con varie sfumature, in tante persone aleggia un generale scoraggiamento per il mondo e per i vari aspetti che lo compongono.
E’ una tendenza del carattere, vedere spesso e volentieri più del nero che effettivamente c'è (o che si pensa che ci sia) o davvero, chi vede così è colui che vede la realtà e gli ottimisti sono gli sprovveduti del momento, gli irresponsabili e i superficiali, che non si rendono conto della vera gravità della situazione?

Io personalmente sono tendenzialmente "a metà".
Mi rendo conto di essere molto secondo l'umore della giornata, per questo dico di essere a metà...
Ci sono giorni che non uscirei di casa, altri in cui spaccherei il mondo con un dito, ma vedo e sento attorno a me tanti nettamente travolti dalle onde del panico, del piede oramai nella fossa, della vecchiaia incombente, della rovina finanziaria alle porte con le leggi che corrono, della sparizione dell'onestà, dell’ etica, dell’educazione, della legalità nelle persone, si esponenti politici, pubblici, che i comuni passanti sulle strade.
Certamente non va tutto meravigliosamente bene...

Anche a me piacerebbe vivere in un paese migliore, più etico, dove la legalità è un fatto di carattere delle persone (che bello se fosse un fattore del DNA...) perché fa parte della cultura da trasmettere ai figli e ai nipoti; dove la gentilezza e l'attenzione per l'altro sono normali e non devono essere dati in cambio di chissà quali favori ricevuti; dove il rispetto della legge non si mette in discussione, perché se è legge la si deve rispettare; dove si ascoltano gli altri quando parlano; dove non si parcheggia in doppia fila perché ci sono automobilisti dietro di me che vorranno poter passare agevolmente e quando tocca a me fare la gimcana tra le macchine, sono la prima a imbestialirmi; dove non si butta la carta per terra perchè se è vero che la strada è parte della cosa pubblica, allora è anche mia...e io butto la carta a terra a casa mia?

Mi piacerebbero queste e tante altre cose, ma spesso, purtroppo, non si verificano...
Quindi forse va davvero tutto molto male…

C'è un trucco, però.
Iniziare io, per prima, a comportarmi come vorrei che gli altri si comportassero con me, per avere, almeno nel microcosmo in cui vivo/lavoro/mi muovo un ambiente migliore...
La gente attorno se ne renderà conto, a un certo punto, e smetterà, perchè no, le lamentele quotidiane; le interruzioni quando parlo e mi piacerebbe arrivare alla fine del discorso; il rispetto di me come persona uguale alle altre; inizierà a cercare parcheggio, smettendo di fregarsene per gli altri e le loro gimcane… Potrei andare avanti fino a riempire un blog…

In fondo, raccogliamo ciò che seminiamo, per cui credo convenga a tutti seminare un po' di "cuore" in più, se quello che ne può scaturire è l'incontro di un altro "cuore".

Diceva un santo di cui non ricordo il nome: "Dove non c'è amore, metti amore e troverai amore"; è molto facile, senza travisarne il senso, cambiare la parola "amore" con "etica", "legalità", "educazione", "gentilezza", "ottimismo", "gioia", "serenità"....
Perché non provare?

24 ottobre 2006

Moda e modi

Stamattina mi è capitato per le mani La Repubblica di ieri, 23 ottobre.
L’ho sfogliato, girando tra gli articoli.

Ne leggo uno che parla di moda. Tra le altre cose, si dice che il vero business degli stilisti non è la vendita di vestiti dai prezzi esorbitanti che si vedono sulle passerelle e (praticamente solo) indosso alle presentatrici tv, bensì borse e accessori in genere, inavvicinabili anche loro per delle tasche normali, ma molto più comprati dalla “gente comune”.
Mi colpisce la frase finale, che così recita:
“(…) Il vero punto – in questa stagione come nelle altre – è riuscire a vendere ai consumatori l’illusione che il segreto di una vita più scintillante, consona e da fiaba della propria, possa nascondersi in una borsa”.

Perché ci serve una vita “più scintillante, consona e da fiaba”?
Chi l’ha stabilito?

La vita delle persone normali deve essere…sarebbe bello se fosse sempre “scintillante, consona (a cosa, poi?) e da fiaba”, ovvero, secondo me, piena di gioia e serenità ma, e lo si vede, sempre così non è, altrimenti non sarebbe vita reale ma film…e allora perché fare di tutto, con degli accessori, poi, per renderla meravigliosa?
Non si vogliono accettare i normali andamenti sinusoidali della vita che, alternativamente, tutti siamo chiamati a vivere?
Ok, posso capirlo, perché non è nemmeno umano e normale cercare dolore e insoddisfazione, ma è possibile che lo si faccia cercando consolazione in una borsa o in una cintura firmati?

Cosa produce di così speciale e terapeutico nella mente della proprietaria, il portare portafoglio, agenda, chiavi, occhiali e fazzoletti in una borsa con su scritto Fendi, D&G, Louis Vuitton, Yves Saint Laurent, Cavalli, Armani, e non in una borsa normale, che sempre borsa è e sempre il suo lavoro di borsa fa?
Forse l’illusione di far parte di una certa cerchia di persone che hanno quella stessa borsa e che da fuori (sui giornali) appaiono come meravigliosamente in salute, belli, idratati, tonici, depilati, lucidi, famosi, lavati, stirati e sfondati di soldi (unica caratteristica forse realmente certificabile), che conducono, sempre apparentemente, una vita “scintillante, consona e da fiaba”?

Davvero una borsa firmata dà una percezione tale di se stessi?

Davvero se ho una borsa di uno di quelli di sopra, sono una persona felice e serena, per cui posso dire di avere una vita così come l’ho sempre desiderata?

Non c’è qualcosa di più emozionante al mondo, che comperare borse del valore di una stipendiata, quando il risultato che queste arrecano è comunque temporaneo, dal momento che tra qualche mese saranno “vecchie” e dovremo aggiornarci con stile e forma, o non ci piaceranno più e le vorremo/dovremo sostituire?

Evidentemente gli stilisti (e i commercianti in genere) propongono quanto viene loro richiesto…e se questo è quello che abbiamo, è perché è quello che vogliamo.

C’è un rischio, in tutto questo…o meglio, uno dei rischi che mi viene in mente (e che forse già si verifica) è che la borsa o la cintura firmata divengano metro di giudizio per il valore di una persona, così come la macchina o la moto che guida, i viaggi che fa, il telefono che usa, l’orologio che ha al polso, i posti che frequenta.

Nel pomeriggio trovo invece La Repubblica di oggi, 24 ottobre e ancora una volta sfoglio e gironzolo per gli articoli.
Mi cadono gli occhi su un articolo dal titolo “La borsa trendy? Si noleggia”.
Leggo e vengo così a sapere che da un po’, a Roma (prima città in Italia), la borsa trendy, appunto, si può prendere a noleggio.
Il trafiletto, dice tra l’altro
:“Perché spendere una fortuna in una borsa, quando la stessa capricciosa borsetta si può affittare per un periodo variante da una a quattro settimane? E’ una mania importata dagli Usa, dove le fashion victims dell’accessorio griffato si sono organizzate per un turn over delle borse più raffinate & pregiate. E’ possibile infatti non soltanto prendere a nolo, ma anche dare in affitto le proprie. Vorrei ma non posso, anzi: posso.”

Questo “vorrei ma non posso, anzi: posso” mi suona come un “tutto quello che c’è può essere mio lo posso avere/fare/dire con un minimo sforzo".

Praticamente tutto, a partire dalla borsa, diventa lecito e possibile perché mi va di averlo/farlo/dirlo. Diventa normale, così normale che quando non lo si ha/dice/fa, non si è più parte della normalità ma degli “out”, di quelli che…non hanno/dicono/fanno e quindi non sono. Stop. Poverini loro.
Quelli che “vogliono e possono” o gli altri?
Chi è più poverino, qua?

Sono stufa di sentire queste cose.

Lo scritto prosegue "(…) le donne fanno follie per avere la borsa giusta, è quel particolare che fa la differenza (…) ed è proprio dalla borsa che capisci che tipo di donna hai davanti.”
Allora davvero, come ho scritto sopra, e prima di leggere il secondo articolo, la borsa è il metro di giudizio per capire che tipo di persona si ha davanti!
Ah sì?
E quando vado in giro senza perché non ho voglia di avere niente per le mani, cosa sono, un uomo?
E’ ridicolo, è tutto sfacciatamente ridicolo e insulso.

Fregarsene dell’impressione che diamo al mondo secondo la firma che NON abbiamo addosso, stampata in qualche parte del corpo, sarebbe il vero essere “in”, se vogliamo parlare di originalità e personalità che si esprime anche attraverso il vestire.

Mi scuso per la polemica, ma sono sempre stata contro le mode dettate dalla moda.
Il mio motto sull’argomento è sempre stato: se va di moda ma non mi piace, perché lo devo avere? Non mi piace!

E con questo chiudo.

20 ottobre 2006

Garofano, cannella e bacche di sambuco...

Oggi parlerò di qualcosa di insolito, ovvero le tisane altoatesine.
Ne parlo dopo esser stata sollecitata da Alessandro, (meglio) conosciuto come Lord Crespo di Svezia (vedi link a lato), celeberrimo compagno di avventure accademiche, nonchè braccio destro, a volte responsabile diretto, della gestione del casino durante alcune specifiche ore di lezione in quel della facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università degli studi di Roma “Roma Tre”, quando l’attenzione raggiungeva livelli a dir poco esagerati, tra gli anni 1999 e 2004.

(Come dimenticare, Lord, le risate durante le lezioni di Pedagogia Sperimentale con il Bollet, di Educazione degli adulti con Mrs Alberics, la Goldenmountain, Litte, Serry, con “God grow you up”...con allegati tutti i compagni di lezione, primo tra tutti Testina? Bei tempi lontani. Nostalgia cavalcante, al pensiero!)

Orbene, dopo aver nominato, su un mio commento ad un suo post, bontade e delizia delle suddette tisane, sono stata esortata a fornire maggiori delucidazioni in proposito.

Inizio col dirvi che venni a conoscenza di tali intrugli stregoneschi l’anno scorso, nel corso di un soggiorno-lampo in Alta Badia, a Corvara, durante il quale, in varie scorribande per supermercati alla ricerca, molto facile per altro, di buonissimi prodotti locali, mi imbattei in confezioni a me sconosciute di tisane Pompadour.
Pur conoscendo la marca, notai sia le caratteristiche delle confezioni, mai giunte fino a noi (centro Italia), sia le indicazioni riportate sulle stesse, notando che si trattava di intrugli, appunto, non ancora arrivati e quindi a me totalmente sconosciuti fino a quel momento.

Per farvi capire e immaginare: la 1001 Nacht presenta le seguenti caratteristiche “cannella, vaniglia, aroma di arancia e cannella, radici di cicoria, liquirizia, zenzero, cardamomo, pepe nero, garofano”, mentre la Winterzeit così decanta “fiori di ibisco coccole di rosa canina, cannella, mela, aromi, bucce di arancia, foglie di more, bacche di sambuco, bucce di limone, chiodi di garofano”




Subito attratta dal tutto (magie, riuscite, del marketing supermercatesco!), acquistai senza esitare, per assaggiare, dissi, sperando nella repentina venuta del freddo romano, a fine estate, per poter assaggiare quanto prima tali miscele.

Una volta a casa e aperta la confezione, molto prima del “grande freddo” romano per la verità, una soave essenza andò spergendosi per la cucina, inondandola delicatamente di una fine essenza di cannella, garofano, arancia,liquirizia…
Altrettanto dicasi per la sensazione all’assaggio, soprattutto se accompagnata da un cucchiaino di miele millefiori prodotto direttamente dallo zio, che produce il dolce oro sulle alture liguri affacciate sul mare.
Insomma, un acquisto riuscito e una quanto meno improducente mancata esportazione, da parte di Pompadour, di codeste tisane al di sotto dei confini austro-ungarici.
Perchè? Potrei propormi come esportatrice diretta…

Ignorando tale motivazione, quest’anno, avendo progammato la vacanza di due settimane ancora una volta in Alta Badia, partii decisa a prendere non una, benzì “più” confezioni di 1001 Nacht e Winterzeit, che già sorseggio nei dopocena ottobrini.
Il freddo che si vive da queste parti non rende onore alla degustazione serale della tisana in genere, e tanto meno a quelle di cui sopra, anche se un particolare senso di piacere lo arrecano; certo è che mi piacerebbe poter, una volta, sorseggiare seduta su un divano, con una coperta addosso super riscaldante, il fuoco acceso vicino, con le gambe vicine a quelle di Marco, attorno l’ambiente di uno chalet di montagna e fuori il gelo, con la neve divenuta un tutt’uno argenteo, per i riflessi regalateli dalla luna, alta nel cielo, e delle stelle, luminosissime e moltiplicate grazie all’assenza di luci artificiali.
Chissà se questo, che è sempre stato un mio sogno, potrà mai divenire realtà…

(Doveva esserci una foto...anche stasera la linea non mi aiuta. Cercherò di provvedere quanto prima)

14 ottobre 2006

Lavori in corso


E’ sabato pomeriggio e io sono a casa.
Oggi è una di quelle giornate in cui mi sento come…nebulizzata…quasi che non avessi una mia consistenza concreta…
Strano. Boh!
Andiamo avanti, se son qui che tasto i tasti, ancora in carne ed ossa sono, per cui no problem!

Mi sono gasata, pochi minuti fa, dopo aver avuto conferma (evidentemente c’è stata una speciale concessione esterna a permetterlo) da parte del computer, anzi, della linea telefonica, dell’avvenuto caricamento di una foto (la prima dopo circa un mese di assenza di immagini dai miei post) accanto al testo del post precedente “I piaceri della vita”. (trattasi di immagine risalente al lunedì di Pasqua dello scorso anno, ndr)

A proposito di prestazioni informatiche, al momento in famiglia si sta lavorando seriamente al servizio di nuove tecnologie, hardware, software da poter applicare al computer acquistato (pensate un po’) anche in occasione dell’imminente, a quel tempo, stesura della mia tesi di laurea.
Si sta effettuando un’accurata indagine di mercato, sentendo e valutando le proposte dei vari operatori telefonici (chi sarà il più onesto – ovvero il ladro che ruba meno - offerente le migliori prestazioni, con la più favorevole tariffa nel rapporto qualità del servizio/prezzo?), e se avete suggerimenti e/o note da riferirmi, scrivete scrivete scrivete!
Si tratta di un pc di tutto rispetto, nonostante in soli due anni sia già guadagnato (in realtà appena montato sulla scrivania dal tecnico lo era!) il titolo di preistorico, grazie all’irrefrenabile avanzare delle tecnologie di cui sopra (sempre al servizio dell’umanità e dei nostri portafogli, sempre più vuoti, per altro), con cui, prevalentemente, scarico/chiamo posta, posto sul blog e poco altro…

Certo, con qualche centinaio di kbps in più potrei nuovamente dilettarmi nello scaricamento (rigorosamente i***gale ma ditemi da chi NON praticato) di file musicali, per arricchire la mia già rispettosa raccolta di musica digitale…chi lo sa…certo è che non faccio, soprattutto per il blog, tutto quello che mi piacerebbe.

Spesso passeggio per la rete e vedo blog coloratissimi, pieni di foto, con post quotidiani anche di una certa lunghezza…ma come fate?
O non fate un emerito tutto il die, o avete 20 mega di velocità nei vostri fili di casa e postate mentre mangiate, parlate, vi vestite, vi lavate i denti, o per lavoro vi gestite il blog o fate tutto quando siete al lavoro.
Io, per sfortuna mia, non dispongo di accesso alla rete, in ufficio, per cui mi rimangono solo i momenti casalinghi per occuparmi del mio diario condiviso.

Piacerebbe anche a me srotolare la fantasia sulle le mie eteree pagine…purtroppo lo faccio solo quando, come oggi, riesco a stare alla scrivania, in pace, con Freddy Mercury masterizzato (…si parlava giusto di pirateria!) e con la linea analogica che sembrerebbe avermi dato ascolto, poco fa!

A proposito di Mr Mercury…quanti soldi avrebbe fatto, con la voce che si ritrovava e che ho ora nelle orecchie, se non fosse passato ai campi elisi oramai 15 anni fa?

S’è fatta una certa…
Se non troverete foto qui allegate, sapete perché. Io ci provo, non sia mai che lo stato di grazia analogica mi accompagni ancora per qualche sprazzo di minuti!
Buon sabato a voi!


PS c'è la foto!!!!!!

06 ottobre 2006

I piaceri della vita


Ci sono certi piaceri della vita che non hanno eguali e che sono, secondo l’immaginario collettivo, “piaceri della vita” da sempre.
“Piacere della vita” è qualcosa che dà piacere fare, che rilassa o magari eccita, distrae, che ci gustiamo fino in fondo e anche di più perché, proprio per il fatto di essere piacere della vita, non è, magari, sempre a portata di mano e quando ci sfiora, suscita in noi una sensazione di esaltazione e goduria tali per cui…è, appunto, un “piacere della vita”!
E’ un qualcosa che ci riempie, ci coccola, ci consola, ci vizia, da cui ci facciamo prendere cura, per il quale ritagliamo del tempo nostro, solo nostro, in cui non esistono né telefoni, né computer, né pensieri, né fame: niente, siamo noi che ci siamo cercati quel momento e ce lo godiamo.
Quando invece il piacere del momento arriva inaspettato, allora l’esaltazione raggiunge alti livelli, perché la sorpresa incrementa la felicità del poter godersela per un po’!

Io ho tante cose nella vita che considero personali piaceri della vita. Personali non perché sono di mia sola proprietà o competenza, ma perché rientrano nella mia personale classifica dei
Pleasures of Life Top Ten!
Non ho particolari vizi, decisamente no, direi, ma momenti in cui mi piace godermela “per i fatti miei” sì. Ogni tanto ne ho bisogno e quando li trovo e li vivo, mi accorgo di godermeli davvero.

Il primo che mi viene i mente, e che so appartenere a molti a questo mondo, è dormire.
Chi mi conosce bene, sa che la sveglia mattutina è per me una tortura e per diminuire lo shock da radiosveglia, anticipo lo scatto di questa a circa un quarto d’ora prima dell’ora obbligata per alzarsi dal letto. Questo per poter con calma, senza fiato (minuti) sul collo, attenermi alle procedure necessarie di avviamento di cervello, occhi, muscoli; tale programma, comunque, rende risultati visibili solo dopo un po’ che la sottoscritta si è alzata, lavata, vestita e fatto colazione.
Fino a questo momento, infatti, sono silenziosa e rintontita; difficile è ottenere da me una risposta, articolata e soprattutto scandita, a qualsivoglia domanda posta in questo lasso di tempo, che solitamente ricopre una buona mezz’ora.
La bellezza del dormire non è tanto nell’andare a dormire, quanto nel poter dormire fino a quando mi si aprono gli occhi naturalmente; soprattutto è bello poter allegare a questo piacere lo stare a letto fino a quando non si hanno le vertigini da posizione orizzontale.
Con questo, sarà molto difficile vedermi la domenica a letto oltre una certa ora, per esempio, dal momento che non facendo, per mia fortuna, orari impossibili il sabato (e mai durante la settimana, in verità), ho una “linea del sonno” piuttosto regolare, ma il poter stare a letto, sotto le coperte, a pensare a quello che mi viene in mente in quel momento, a rivivere situazioni, a sognare a occhi aperti, a capire cose sfuggite, a riflettere, a pormi domande, mi piace davvero e, soprattutto, mi fa alzare decisamente energetica e pronta, anche, a rispondere a domande a raffica!!!

Un secondo piacere della vita, per me è leggere.
Leggo di tutto e il bello è quando leggo e non mi rendo conto del numero di pagine che giro. Mi interessa solo sapere quello che viene dopo e come viene; non importa se l’orologio va avanti (per esempio quando leggo prima di dormire), io vado avanti e basta.
Spesso, la sera, mi capita di chiudere il libro di proposito, pensando alla doppia fatica che farei la mattina seguente.
Si legge praticamente ovunque, a parte ovviamente in posti in cui non è proprio possibile (tipo in ferrata, facendo una discesa sugli sci, mentre si guida e quant’altro…), ma se proprio devo scegliere, dico il letto prima di dormire, quando fuori piove e a seguire il lettino sulla spiaggia dalle 17 in poi, quando non fa troppo caldo e c’è un po’ di brezza che tira.
Anche in treno è bello leggere…leggo sempre montagne di pagine sulle rotaie!

Al terzo posto direi che mi sento in pace con il creato (non aspettarti niente di metafisico, è più semplice di quanto possa sembrare!) quando, per tutto il giorno, quando sono fuori casa, non ho né caldo né freddo, in nessuna parte del corpo, con quello che ho indossato.
Secondo me è un piacere della vita perché, grazie ai continui cambiamenti di temperatura con cui siamo costretti a convivere da un po’ di tempo (causati anche dalle arie condizionate dei locali pubblici, dove la differenza con l’esterno, d’estate, si aggira attorno ai 35-40°C), non ultimi quelli di questi ultimi giorni, che fanno sembrare Roma una città a inizio estate, è difficile sapere come e cosa indossare (soprattutto quando si esce la mattina per tornare la sera) per evitare di battere i denti o camminare in una sauna…
Attenzione, però, quando ciò accade, quando si cammina e si dice “si sta proprio bene oggi fuori!”, allora sì che è una goduria, perché il freddo non ci sfiora e il caldo ci vede da lontano! Bello! Un vera pacchia!

Un'altra cosa, prettamente femminile, lo ammetto, è l’aver voglia di truccarsi di sana pianta (cosa che non si fa praticamente mai durante i giorni lavorativi, per praticità e per mancanza di tempo, e che si aggira abbracciando semplicemente gli amici ombretto e mascara) e avere tempo per farlo, senza nessuno che ti gira intorno e ti chiede qualcosa.
Quando mi capita, mi rendo anche conto di fare qualcosa che a me sembra un piccolo capolavoro e ciò aggiunge certamente piacere al tutto!
Solitamente questi momenti di arte sfrenata hanno luogo o il sabato o la domenica pomeriggio, non solo per occasioni celebrative tipo matrimoni o simili!

E per finire, last but not least, uno dei piaceri della mia vita è scrivere con carta e penna.
Non dimentico le quintalate di lettere scritte (alcune delle quali sono ancora nelle scatole della mia camera) andando oltre i margini per avere più spazio e ottimizzare la carta usata, usando penna stilografica.
Chi può dimenticare il piacere di dover aspettare qualche secondo in più a girare pagina, per non rischiare di far “sbavare” l’inchiostro? O quando ci si passa sopra il dito inavvertitamente, e si fa il danno?
Ormai siamo tutti super tecnologizzati e nel tempo usato per prendere carta e penna, scrivere, imbustare, andare a comprare francobollo e spedire una lettera a un amico, si fa in tempo a scrivere a dodici persone diverse via email.
Bello, più economico, veloce, quasi totale garanzia di destinazione raggiunta a meno di bug di fine millennio o tempeste magnetiche improvvise, meno dispendioso, più immediato…ma anche meno “vicino”, più asettico, distaccato, etereo, inconsistente.
Non prendo in mano le parole del mio amico, quando leggo una sua email, vedo tutto su uno schermo; se voglio toccare con mano, devo stampare, ma non sarà la stessa cosa che aprire una busta indirizzata a me, che trovo la sera nella cassetta della posta, che mi fa pensare “mi ha pensato, che carino!” (sensazione che solitamente a me una mail non dà) e che leggo, rileggo e porto con me per sentirmi l’amico più vicino…



02 ottobre 2006

Regime tecnologico imposto

Da qualche giorno sono “arrabbiata” (se lo si può essere con una macchina piena di circuiti) con il mio pc: a parte il fatto che è stralento (a breve mi adsl-izzerò), non carica più immagini e ciò si spiega vedendo i miei ultimi tre post, completamente…spogli.
Mi fa una tristezza…
Soprattutto mi urta, perché avrei foto a tema, meravigliosamente riuscite (modestamente) secondo l’argomento del post di turno, e invece no, deserto totale, regime tecnologica imposto! Ancora ieri sera ci ho provato ma niente!
Questa volta non ci proverò, ma vi basti sapere che la mancanza di foto non dipende da me!

Oggi primo giorni di lavoro come stra-precaria; godo infatti (privilegio di pochi!) di un contratto della bellezza di un mese, rinnovabile non più di 4 volte (il che significa che se lo rinnovassero tutte le volte possibili, di un mese alla volta, lavorerei fino a febbraio e dopo chissà…).
Il posto era già stato da me frequentato tempo prima, tra gennaio e maggio, sempre con la stessa modalità di rapporto di lavoro, per cui ambiente conosciuto e volti noti, ma è stato nuovo lo stesso, non fosse altro che per la totale mancanza di memoria circa le cose da fare e come… (E' incredibile come si spazzi via dalla mente qualcosa che non serve più fare perchè non la si fa più.

Fortuna che non è la stessa cosa per i ricordi, altrimenti saremmo solo con la memoria a breve termine...e mezza vuota!)

Ho inoltre provato la formula di spostarmi con l’auto, invece che con autobus Cotral e Metro per una fermata. I tempi sembrano goderne e certamente il mio cervello ringrazia, sia la mattina, non avendo orari obbligati di presa dell’autobus, sia la sera, non essendo obbligata a uscire a una certa per non perdere l’autobus delle 17.30 e aspettare alla stazione Anagnina una buona mezz’ora.
Mi urta un po’ la faccenda di essere l’ennesima persona che, da sola, usa l’ennesima macchina per andare a lavorare…ma non l’ho mai fatto in vita mia, per una volta me lo posso permettere!

Vado, sperando che in qualche momento di maggior lucidità il mio pc si lasci dominare dalla sottoscritta e decida di postare foto; comunque vada, a breve tornerò a comandare io, adsl-izzandomi!

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