24 luglio 2016

COME IL RACCORDO ANULARE

oggi, dopo una giornata fuori porta trascorsa nell'entroterra laziale viste le previsioni meteo che ci hanno tenuti lontano dalle spiagge, siamo rientrati a Roma passando per il grande raccordo anulare.

dalla pace di Subiaco e il Monastero di San Benedetto prima, e dall'aria pura del Monte Livata dove siamo stati a farci un aerosol di ossigeno vero dopo, entrando sulle tre corsie del GRA ho provato un senso di disagio che, ho realizzato, provo ogni volta.
ogni volta che, dopo ore o settimane di evasione, rientriamo a casa passando per il suddetto, mi si bruciano in un istante miliardi di neuroni sani e rilassati.
oggi ho capito perché: il GRA è quel qualcosa che ritrae, con auto e asfalto, lo stato normale della gente: nelle colonne di auto e nel modo di guidare rivedo come si sta in coda alla posta, come si parla al telefono (leggi come mi parlano al telefono), come si scatta di rabbia per un niente, come si è perduta l'educazione...

questa sera questa immagine mi si è costruita davanti agli occhi chiaramente e ho capito improvvisamente lo stato d'animo che ho provato in questi quasi nove anni di vita a Roma, ogni volta che il GRA è stato scenario di rientro a casa.

oggi si è presentata dopo 12 ore fuori casa e di purificazione mentale, e mi è sembrata mooolto poco carina. sarà perché son stanca e necessito - ma davvero - di ferie.
una delle prossime volte succederà dopo vari giorni di lontananza da Roma.

cosa vedrò, l'inferno totale? :-(

Love,
MC

2 commenti:

Unknown ha detto...

Delle volte penso che sarebbe più opportuno tornare indietro, a vivere una vita diversa, più lenta, meno tecnologica.
Capisco cosa intendi. La vita in una grande città snatura. Mi perdo in sogni di casali di campagna, vitigni, colline, pane fatto in casa e al forno e torte, e verdure dell'orto, e passeggiate nella natura senza catturare Pokemon....

Ma saremmo davvero in grado di rinunciare al benessere, alla medicina, alle opportunità, all'internazionalità? Ecco, così di botto direi di si... però......................

Marie Claire ha detto...

Forse il trucco sta nel cercare, nel nostro piccolo, di ritornare alle cose semplici (il pane fatto in casa io lo faccio! :-) ) per addolcire e rendere meno travolgente (nel senso negativo del termine) questi ritmi imposti. Perché quasi sempre sono imposti e, chissà, magari anche non del tutto utili e così necessari come ci vogliono far credere. Poi internazionalità, medicina e progresso, teniamoli: non sono negativi se (SE) usati col cervello!

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