27 settembre 2006

Mesiversario

Oggi io e Marco festeggiamo un mesiversario particolare.

Non ne avevo ancora mai parlato, non so perché, ma ora voglio mettere nero su bianco l’emozione che ho provato un mese fa, il 27 agosto, e che continuo a provare con sfumature differenti dalla prima, che l’ha originata.

Il 27 agosto, appunto, con Marco ci siamo trovati al santuario del Divino Amore, vicino a Roma.
Dopo aver partecipato alla messa della domenica pomeriggio, abbiamo fatto due passi, dopo di che ci siamo seduti per parlare un po’.
A un tratto Marco a iniziato ad armeggiare nella tasca dei pantaloni, mi ha preso la mano e mi ha messo un anello al dito, chiedendomi, testuali parole, “hai da fare…per il resto della vita?”.
Mi ha chiesto di sposarlo. La mia riposta è stata affermativa.
Ricordo ancora con i brividi lungo la schiena la sua voce un po’ emozionata, quasi tremolante, e sorrido risentendo le sue parole che si sono “sovrapposte”…si è quasi impappinato ed è stato bellissimo vederlo così emozionato nel chiedermi di diventare sua moglie.
Tempo prima, alla mia domanda se davvero lui stesse pensando di stare con me tutta la vita o meno, mi aveva detto “ti risponderò con una domanda” e ora quella domanda era arrivata.
È stato un momento particolarmente intimo, nonostante accanto a noi ci fossero tante persone che passeggiavano e alcune che, forse, hanno anche assistito alla scena da alcuni muretti sovrastanti (si saranno emozionati anche loro?), della cui presenza ci siamo accorti solo dopo.
È stato un momento nostro, in cui abbiamo “ufficializzato” il nostro rapporto e ci siamo dichiarati la volontà di costruire una famiglia; l’anello che porto al dito lo dimostra.
È un segno con un significato preciso e come tale va preso. (Per inciso, io ne sono molto orgogliosa perché rispecchia perfettamente i miei e i suoi gusti in fatto di gioielli)
Oltre all’essere stato un nostro momento, “il” nostro momento, sento come se quell’evento si stesse estendendo a tutti quelli che ci passano vicino: l’amore che proviamo l‘uno per l’altra non può che toccare anche gli altri, nella misura in cui noi per primi siamo intenzionati a non chiudere i battenti del nostro rapporto al mondo.
Non è cambiato molto da prima, a livello di rapporto di coppia, perché rimaniamo sempre Marco e Maria Chiara, che vanno avanti e continuano (come presumibilmente ci succederà per il tempo che ci vedrà insieme in questa vita) a conoscersi sempre di più, ad arrabattarsi, a scoprire cose che non si sapevano o non si sapevano così a fondo, a stupirci per non aver notato prima un dettaglio particolare che colora la personalità dell’altro, ad aver sbagliato tante volte qualcosa così semplice da gestire…

Però è anche cambiato tanto.
Davanti alle nostre famiglie abbiamo “ufficializzato” il nostro rapporto (anche se da subito è stato limpido e chiaro il rapporto con i rispettivi genitori), siamo più “coppia” che lentamente si staccherà dal nido d’origine, stiamo ragionando diversamente da prima, ci poniamo dinanzi alle cose concrete in maniera diversa, perché tra qualche tempo le dovremo gestire direttamente noi, insieme.
Guardiamo le vetrine dei negozi di mobili pensando se davvero ciò che ci piace può rientrare nelle nostre stanze e, soprattutto, nelle nostre tasche; pensiamo a come vorremmo la cucina, il tappeto; a dove ci piacerebbe festeggiare quel giorno; a dove trascorrere i primi giorni di matrimonio…sogniamo e pensiamo così come sognano e pensano tutti quelli che si sono trovati e si trovano nella nostra situazione.

È un bel sogno e il fatto che vogliamo farlo divenire realtà, mi fa provare un qualcosa di indefinito dentro. Una carica enorme ad affrontare le giornate e tutto quello che mi trovo a vivere.
Sostanzialmente non vedo l’ora di concretizzare il nostro progetto e ci sentiamo anche lontani millenni luce da coloro i quali pensano che il matrimonio sia la famigerata “tomba dell’amore”, il teatrino della monotonia, il decadimento dei sentimenti e il campo di battaglia dove cercare di far prevalere i propri diritti (diritti?), le proprie ragioni e necessità su quelle dell’altro…
Ma non si era legati da grande amore? Forse altre cose sono state scambiate per tali…
Quando sento queste cose, non posso non domandare a chi le professa intanto perchè allora si è sposato, se prevedeva lotte libere e simili, secondo poi, perché la sua esperienza negativa deve necessariamente essere la regola d’oro delle coppie sposate, nonché infausto destino già segnato di chi, ingenuamente, spera di essere più fortunato e tenta una così nefasta sorte.

Più di una volta mi sono sentita domandare “mica ti sposerai, vero?”…
Scusate, e allora perché sto scegliendo già da ora Marco come uomo della mia vita?
Più di una volta mi sono sentita etichettata come quella tenente chili di prosciutto sugli occhi, visto che “la realtà è un’altra” e ben più nera di come la vedo io (vedi tomba dell’amore, ecc…)…
Ri-scusate, ma non eravamo tutti diversi uno dall’altro? E allora perché io dovrei essere identica a voi e avere le stesse esperienze negative?

Ai posteri l’ardua sentenza, fatto sta che io e Marco vogliamo stare insieme per il resto dei nostri giorni e il fatto di avere questa volontà condivisa, ci incoraggia a dare il meglio di noi sempre, già da ora, perché a maggior ragione ci serviranno tutte le nostre forze e la nostra volontà per fare del matrimonio il giardino del nostro amore e non la tomba.

21 settembre 2006

in treno

Oggi mi sono goduta una bella mezz’oretta di osservazione dell’umanità, in quel del treno Frascati-Roma.
Iniziamo però dall’inizio, come di solito si usa fare.

Stamattina mi sono svegliata al suono della radiosveglia sintonizzata su Isoradio, chiedendomi perché l’avevo fissata sulle otto e zero zero.
Bello quando durante la notte perdi la memoria e la mattina dopo non sai più perché ti devi alzare dal letto a quell’ora stabilita la sera prima (privilegio esclusivo dei disoccupati…bel privilegio del boia!!!).
Ho messo un braccio fuori dalle coperte al volo, la mano sul tasto di standby per zittire le notizie del traffico sull’autobrennero (ci sarà un momento dell’anno in cui non c’è coda, su quell'autostrada col fondo color porfido (troppo bello)? Mi sa che è come Roma, che non sarà mai senza turisti...)
Nel frattempo sono tornata per un po’ sotto il caldo delle coperte (sui Castelli Romani, da un po’ di mattine, “ci vuole tutta” e non si sta tanto bene fuori dal letto caldo, la mattina) e sempre nel frattempo mi è venuto in mente che il motivo della sveglia a quest’ora era per fare diverse commissioni qua in giro, con allegato pranzo con ex colleghi a Roma, fissato per le 13.
Intanto ho iniziato a pensare a cosa mettermi, per non dover perdere tempo, dopo colazione, davanti all’armadio, fissando per dieci minuti, inerme, ancora dormiente, i vestiti da indossare “per essere decorosa nel mio ex ufficio” e quelli che metterei invece di slancio ma che, purtroppo, anche per un’occasione di rimpatrio tra ex, non sono molto indicati, esclusi rari casi di estivo casual friday sfrenato.

Dopo aver fatto tutte le cosette previste in zona, sono andata a prendere il treno a Frascati.
Mi sono seduta nel senso di marcia, vicino al finestrino, lato ombra, in caso di caldo, per poter aprire e comandare io le manovre di ossigenazione; non riesco proprio a non avere aria vera attorno; piuttosto patisco un po’ di freddo mattutino di inizio autunno, ma l’ossigeno lo devo avere a portata di naso.
Davanti a me trovo uno spilungone che mi intralcia del tutto il movimento gambe e che parla con la sua amica che mi siede accanto. Mi sono accorta troppo tardi dell’insolita lunghezza delle gambe del tipo, rimango proprio bloccata e così come mi siedo ci resto fino all’arrivo.
Arriva la terza amica e poco dopo un quarto amico, a cui evidentemente io ho rubato il posto tenuto occupato implicitamente come solidarietà amicale da “così facciamo il viaggio insieme”.
Ho tra le mani Giro di vento di De Carlo, ennesimo libro dello scrittore di cui ho già letto 150 pagine in tre giorni e che va a fare numero nella libreria sempre più piena e sempre più piccola, e che, ogni tanto mi dico, in futuro sarà metro di misura per la grandezza di una casa.
Dove infilerò tutti i libri che ho?
Ci penserò. Giusto oggi, tra l’altro, ne ho comprati altri tre, ma questa è un’altra storia.

In treno mi sarebbe piaciuto tanto concentrarmi sulla lettura, se non fosse stato per i discorsi dei quattro intorno.
Tra squilli del telefono ultima generazione super sottile black opaco sedicimilacinquecento colori, milleduecento nomi in rubrica, fotocamera integrata pluridirezionalbile eccetera, commenti sul tempo, le vacanze, la serie B e contatti di ginocchia costretti dal troppo poco spazio per quattro, perdo il controllo della concentrazione e dopo poche pagine lascio perdere tutto, infilo il libro chiuso nella borsa e stop.
Il tipo che ho davanti non la smette di parlare di tutto quello che di buono e bello sa fare e conosce e pensa e sostiene e lotta per.
Le due donne del trio sono facilmente classificabili e a questo punto non mi resta altro da fare (classificarle), tanto oramai l’unica è starli a sentire facendo finta di guardare fuori dal finestrino: leggere è tempo e fatica sprecata, continuerò da dove ho lasciato sul treno del ritorno, a pranzo fatto.
Quella seduta alla mia destra è sicuramente attanagliata da fobie da aria pura e ossigeno inalato: appena partiti chiede di serrare il finestrino. Avrà si e no qualche anno in più di me e non sembra essere una persona particolarmente tranquilla: non fa che dondolare la gamba accavallata, nel già poco spazio a disposizione per la collettività, controlla continuamente il cellulare e fa domande a raffica.
L’altra ragazza, invece, sembra appena uscita da una boutique di via Condotti e da una rapida occhiata si nota l’importanza che dà al griffato ultima moda appena uscito tanto tra un anno passa e lo butto via.
Tiene sulle gambe una cartellina rigida, su cui è stampato il logo dell’università Luiss, e anche lei come l’amico cita conoscenze acquisite e altre che madre natura le ha concesso ma che potrebbe anche non sbandierare: lascia qualcosa da capire pure a noi, no?
Sarebbe da domandarglielo per vedere che faccia fa!

In breve decido di isolarmi e pensare ai fatti miei: faccio quasi fatica a stare dietro ai loro discorsi, la mattina non riesco ad essere così attiva mentalmente e il viaggio in treno è davvero un toccasana per i miei tempi di attivazione cerebrale, quando intorno non ci sono stra-parlanti come oggi!
Come faranno questi tre a parlare a macchinetta di tutto quello che hanno fatto, faranno e vorrebbero fare? Sono a trentamila la mattina e magari sono di quelli che lo sono sempre stati e che se non vivono così “si sentono morti”.
Mah..
Intanto dal mio finestrino (meno male che mi sono seduta qui, almeno guardo fuori!) mi godo i vigneti che mi passano davanti: è tempo di vendemmia e assieme a questo pensiero mi viene anche in mente che oggi finisce l’estate e inizia l’autunno.
Mi accorgo quindi, per l’ennesima volta, che il tempo non vola, no, troppo poco, scappa via come un siluro che si lancia fuori dall’atmosfera da Cape Canaveral, altro che sabbia che scorre tra le dita…magari… quella almeno la vedi passare, invece certe volte questo tempo mi passa e nemmeno me ne accorgo.
Però è bello, dai, e poi ultimamente riesco anche a vivere completamente il momento che sto vivendo e vedo che i risultati, a fine giornata, ci sono e sono preziosissimi.

Chissà cosa penserebbero i miei compagni di sedile di oggi, alla proposta di prendere fiato e vivere con più calma?



19 settembre 2006

A Marco

TU NON MI BASTI MAI (Lucio Dalla)

Vorrei essere il vestito che porterai
Il rossetto che userai
Vorrei sognarti come non ti ho sognato mai
Ti incontro per strada e divento triste
Perché poi penso che te ne andrai

Vorrei essere l’acqua della doccia che fai
Le lenzuola del letto dove dormirai
L’hamburgher di sabato sera che mangerai
Vorrei essere il motore della tua macchina
Così di colpo mi accenderai

Tu tu non mi basti mai
Davvero non mi basti mai
Tu dolce terra mia
Dove non sono stato mai

Debbo parlarti come non faccio mai
Voglio sognarti come non ti sogno mai
Essere l’anello che porterai
La spiaggia dove camminerai
Lo specchio che ti guarda se lo guarderai
Vorrei essere l’uccello che accarezzerai
E dalle tue mani non volerei mai

Vorrei essere la tomba quando morirai
E dove abiterai
Il cielo sotto il quale dormirai
Così non ci lasceremo mai
Neanche se muoio e lo sai


Tu tu non mi basti mai
Davvero non mi basti mai
Io io io ci provo sai
Non mi dimenticare mai

10 settembre 2006

questionario

Nome: Maria Chiara
Nomignolo/i: Maria Chià, Marie Claire
Dove vorresti essere ora?: sono appena tornata dalle vacanze, riparto domani…boh…sto bene a casa, ora!
dove sei in questo momento?: in camera, davanti al pc
Hai fame?: sì, come sempre
Sei stanco?: …no…ma stasera mi coricherò volentieri, la notte scorsa ho litigato con Morfeo
Cosa farai dopo aver risposto a queste domande?: …hum…posterò questo interrogatorio sul blog!
Farai qualcosa che ti piace oppure no?:

Paesi visti fino ad ora: Irlanda,Francia, Inghilterra, USA
Paesi che vorresti vedere: Australia, USA costa Ovest, Africa, PAtagonia, Antartide, fiordi norvegesi...praticamente tutto il mondo...
Prossimo viaggio: giusto domani, vado a Budapest per una settimana
C’è qualcosa della tua vita che in questo momento “ti rompe”?: a pensarci no, ma appena viene fuori per qualche motivo, la noterò!
C’è qualcosa del mondo di adesso che cambieresti?: le guerre e la voglia di potere
C’è qualcosa che ti manca nella tua vita?: no
Che cos’è la felicità?: non avere dubbi su quello che sto vivendo e sentirmi in pace col mondo e con chi mi circonda
Cos’è la libertà?: l’avere la possibilità di scegliere per la propria vita, rispettando però gli altri e il mondo
Cos’è l’amore?: vedere “lui” felice; vedere il mondo in pace
Il cielo: come ti piace? Blu in ogni sfumatura; terso in inverno, quando fa un freddo cane; nero stellato; al tramonto. praticamente sempre…
Il mare?: sempre, come il cielo. e quando è agitatissimo mi piace guardarlo da un posto riparato
Dove sei nato/a: a Savona
Quanti traslochi hai fatto nella tua vita?: 2, ma io ricordo solo il secondo
Quando?: il primo a 2 anni (1980), il secondo a 19, 9 anni fa (1997)
Dove abiti ora, è più bello di dove abitavi prima?: Sì, ma non di dove eravamo prima del primo (Riviera Ligure)
dormire, leggere mangiare: cosa ti piace più di tutto? Classificale: leggere, dormire, mangiare
ultimo libro che hai letto: sto leggendo “Il volo della martora” di Mauro Corona
più bel libro letto fino ad ora: “…e venne chiamata due cuori”
canzone preferita: Argh…tante…quasi tutte degli U2, direi Sometimes you can’t make it on your own
film preferito: Balla coi lupi, Harry ti presento Sally, La mia Africa, La tigre e la neve…una marea, se li dico tutto non finiamo più…
Cantante che non sopporti: Eminem
E che ti piace: U2
Concerti musicali dove sei stato: U2 (Torino e Roma), Ligabue (Genova)
Attore che non puoi vedere: Winona Rider, Al Pacino
E uno/a che ti piace: Julia Roberts, Denzel Washington
Il suono più bello in musica: tromba
Il più bel rumore della natura: pioggia, acqua che scroscia, vento tra i pini, il silenzio tra i monti in alta quota…
C’è qualcosa che ti rende orgoglioso di essere un cittadino della tua nazione?: è il paese della storia antica, della musica, dell’arte…più di così!
…e qualcosa che ti fa vergognare?: certi politici
La scelta più azzeccata fatta fino ad ora nella tua vita: Marco
…e la più stupida: aver lasciato il corso di pianoforte a 13 anni
un ricordo dell’infanzia che ti rende orgoglioso: l’essere arrivata in vetta alla punta Rossa, 3600 mt, in Valle d’Aosta, a 6 anni: 2000mt di dislivello a salire e a scendere (partenza e arrivo da Cogne)
…e uno che ti fa commuovere: il bene che mi voleva la nonna
Ti sei mai innamorato?: ovvio
Sei sempre stato DAVVERO innamorato, o qualche volta ti è capitato di mentire?: purtroppo per me, quando mi innamoro non posso che essere sincera, tante volte ciò mi ha fatto essere dalla parte di chi prendeva le tranvate
Cosa fai per rendere felice il tuo partner?: cerco di essere me stessa amandolo come vorrei essere amata io
Parli, discuti, litighi?: parlo, discuto e litigo, anche se tra gli ultimi due non vedo molta differenza…dipende con che spirito lo si fa
Il più bel regalo che potresti fare al tuo partner: tutta la mia vita
Il più bello che hai fatto fino ad ora: il mio cuore
Credi nella fedeltà?: credo sia la base del rapporto
Credi che esista “l’amore per sempre”?:
Credi che ognuno di noi abbia un’anima gemella, al mondo?: ognuno tra quelli ‘chiamati’ ad avere una famiglia
Credi nel matrimonio?:
Credi in Dio?:
Cosa ti fa sentire vicino a Lui?: tante cose, prima tra tutte il fatto di vivere
Hai paura della morte?: diciamo che non mi lascia proprio indifferente
Saresti pronto se morissi ora?: a livello spirituale forse, a livello umano no. Vorrei fare ancora tantissime cose su questa terra, tra cui perdonare certa gente per i torti ricevuti
Tre cose che faresti se sapessi di avere ancora una settimana di vita: non vorrei mai saperlo prima, per fortuna forse non succederà, ma se fosse: salutare, come mi è possibile, tutti quelli che conosco per dire loro che voglio bene a tutti
Che ne faresti dei tuoi soldi?: beneficenza
A chi daresti le tue cose?: a chi ne ha bisogno, ma alcune cose (tipo gli anelli d’argento e i libri) le lascerei alle persone più vicine
Parli mai da solo/a?: no, ma quando sono in macchina e…mi arrabbio col prossimo, sì!
Hai mai pianto a scuola?: sì, anche alle superiori, mi pare
…e davanti al tuo partner? Oh, yes
Ti è mai capitato di conoscere qualcuno, non sopportarlo a pelle e poi doverti ricredere e trovarlo una persona piacevole?: sì e per fortuna.
Come è la tua casa?: villino 3 piani in casa a schiera da 6 appartamenti
ti piace esattamente dove è o se potessi la sposteresti?: sta bene dove sta, ma se potessi andrei a stare in una monofamiliare
…e dove la metteresti?: credo la lascerei qui a Grottaferrata o eventualmente al mare
è luminosa?: sì, ma potrebbe esserlo di più se ci fossero meno alberi (altrui) attorno
l’hai arredata tu o era già così?: quando l’abbiamo presa aveva solo i muri di cemento, quindi abbiamo scelto tutto noi; è stato molto divertente e creativo
cosa c’è appeso alle pareti della tua stanza?: poster, cornici a giorno piene di foto, uno specchio, mensole, un ritratto
Sei disordinato?: dipende dai momenti, ma arrivata a un livello di caos, metto in ordine perché oltre mi dà fastidio
Hai una scrivania tutta tua?:
E’ facile vivere con te o sei un rompi per chi ti sta accanto?: tendenzialmente sono “easy living with”, mi adatto molto, ma certi giorni, quando mi girano, posso essere molto rompi.
hai i tuoi ‘tempi’, che se vengono stravolti vai in tilt, o sei malleabile?: l’unico “tempo” di cui necessito è quello necessario ad attivare il cervello la mattina, poi se faccio le cose con sequenze diverse non mi taglio certo le vene…
sei sportivo?: direi di sì
sport preferiti: sci, trekking, nuoto
sport praticati in passato?: nuoto, ginnastica artistica, tennis, arti marziali
sport attuale?: acqua gym
Sport che avresti voluto praticare ma che non hai mai fatto?: sci alpino con uno sci club







05 settembre 2006

La percezione del tempo


E’ tardissimo, dovrei spegnere la luce e dormire, invece resto sveglia e penso che un mese fa esatto stavo per partire per l’Alto Adige. Un mese.

Se mi guardo indietro, mi sembra un secolo fa; se guardo le foto, sembra ieri. Non sono mai riuscita a spiegarmi queste sensazioni contrastanti che si provano circa la percezione del tempo.

Cosa le determina? Perché certe cose ci sembra di riviverle immediatamente, non appena ci tornano in mente in qualche modo (vedi post “sul lungomare di due posti diversi”)? Perché tante altre cose superano la nostra capacità di ricordare e finiscono nel cosiddetto dimenticatoio?

Non credo riuscirò mai a spiegarmi questi fenomeni, quello che so è che il bello del vivere è (anche) cercare di vivere appieno quello che stiamo vivendo nel momento, senza farci distrarre dal ricordo di ieri, né dalle preoccupazioni per i dettagli di domani.

Quando riesco a vivere la mia giornata così, mi accorgo anzitutto di aver fatto tantissime cose, per cui la giornata “ha reso”, secondariamente mi sento soddisfatta perché (altro fenomeno paranormale che non trova sovente spiegazione), quello che ho fatto l’ho fatto bene, il più delle volte meglio delle previsioni e delle speranze.

E allora, facendo 2+2 (che per un ingegnere fa sempre 4, per un matematico non è detto che sia sempre così), mi viene da credere che vivere a questo modo per giorni interi, settimane, mesi e anni, non può che portare valore aggiunto al tutto, ovvero alla vita…quindi perché non provarci, là dove non riesco, e migliorare la prestazione là dove ho arrancato?

In fondo non sono richieste, per riuscirci, doti innate di qualche tipo, lauree honoris causa, dottorati di ricerca in astrofisica nucleare o la conoscenza del birmano pre-cristiano…solo l’intenzione e la determinazione del vivere il qui ed ora….

E allora ci provo!

03 settembre 2006

Vademecum




«Benevolenza: volere il bene dell’altro. E’ “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbiano lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie.
È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre, per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto.
Misericordia: accogliere l’altro così com’è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie.
Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica.
La pace vera, poi, e l’unità, giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità.
E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo».
(Chiara Lubich)

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