25 luglio 2006

una giorno a casa...


Sono a casa e mi rendo conto di quanto sia “automatica” la routine.
Sono a casa invece di essere in ufficio, oggi non stavo molto bene, ma il momento per stare a casa è davvero poco favorevole. Fa caldo e da questa mattina sono sotto effetto di ventilatore a manetta altezza viso.
Decisamente è meglio stare bene e andare a lavorare, almeno in ufficio c’è l’aria condizionata e per 8 ore al giorno la sudorazione è limitata…a quando si esce di casa alle 8, a quando si scende per il pranzo, a quando si torna a casa con il tram. Decisamente è meglio lavorare!!!
Mi rendo anche conto di quanto sia facilissimo lasciarsi prendere dal dolce far niente che, passata la prima ora di apprezzamento, rischia di trasformarsi in noia mortale. Così mi sono inventata le cose da fare.
Ho ripreso in mano il ricamo, che dal trasferimento qui non avevo più considerato per motivi di luce insufficiente quando ero disponibile a farlo; ho cercato di rendere comunque ordinata la casa e, anzi, in momenti di estrema vitalità, ho anche fatto qualche pulizia là dove l’acqua era elemento predominante allo scopo, per cui se schizzava da qualche parte, mi spostavo per prendere tutto lo schizzo!
Inoltre sono andata a fare la spesa, per cercare di rendere presentabili le mie cene tete a tete con il televisore e decente l’arredamento del frigo. Entrare al supermercato è stato l’apice della giornata: l’unico momento in cui muoversi normalmente non è equivalso a espellere copiosamente liquidi dalla pelle.
Ci ho impiegato tanto tempo apposta; andavo lenta e sembrava che anche gli altri acquirenti fossero automi morti di caldo, ma resuscitati per un momento.
Botta al cuore all’ingresso, per il passaggio da 35 gradi a -15, ma decisamente rigenerante.
Al momento di estrarre il gelato dal freezer, mi ci sarei volentieri chiusa dentro fino a fine estate, comunque…
All’uscita, manco a dirlo, botta al cuore in senso contrario, con annessa fuga a casa per evitare lo scioglimento dei ghiacci ai frutti di bosco Carte d’Or e avvicinare il più possibile il momento di liberazione dai vestiti.
Decisamente si sta meglio in ufficio, nell’asettica ma in questi casi vitale aria condizionata.
Che poi, scusa, condizionata da cosa? Chi è che le condiziona la vita, all’aria? Noi, frose, con i nostri gas di scarico…
Perché condizionata? Raffreddata, deumidificata, semmai, ma non condizionata…
Boh! Enigmi senza risposta!
Da questo enigma ne scaturisce un secondo: chi e come dà i nomi alle cose? Che lavoro fa chi dà i nomi alle cose?
Vado…il caldo gioca brutti scherzi!!!

1 commento:

-k- ha detto...

Hai proprio ragione!
E' veramente assurdo dirlo, ma in questi giorni si sta molto meglio in ufficio!!!
...e poi, quando la permanenza a casa è forzata, chissà perchè il dolce far niente, attività agoniata nei periodi più stressanti e faticosi, diventa una tortura!

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